Sono stati pubblicati dalla banca d’affari svizzera Vontobel Equity Research i dati dei fatturati per l’anno 2017 delle Marche di orologi. Emerge ancora una volta il primato di Rolex, che con un fatturato di 5 miliardi di Franchi Svizzeri (circa 4,4 miliardi di Euro) distanzia in maniera considerevole la seconda in classifica, Omega, che si attesta a 2,08 miliardi di franchi, quindi più del doppio e questo dato si può considerare veramente un unicum tra le classifiche relative ai fatturati delle aziende dei vari settori produttivi.
Ecco la classifica completa con le cifre dei fatturati espresse in milioni di CHF
- Rolex 5.000
- Omega 2.080
- Cartier 1.575
- Longines 1.470
- Patek Philippe 1.350
- Tissot 1.010
- Audemars Piguet 950
- Tag Heuer 870
- IWC 800
- Jaeger LeCoultre 610
Complimenti al Marchio della Corona, un risultato che premia la costanza nel puntare su linee di prodotto vincenti e mai stravolte nel corso degli anni, ma semplicemente evolute con prudenza a livello design e consistenza a livello tecnico. Anche la serietà dimostrata nei confronti della propria distribuzione sul territorio permette alla Marca di aumentare la percezione di prestigio ed esclusività nei confronti del cliente finale, che riconosce nei concessionari di zona, quasi sempre con grande anzianità di servizio per la Marca, degli interlocutori affidabili e prestigiosi, un vero trait-d’union tra il territorio e Rolex; anche In questo momento storico, in cui il web sembra offrire nuovi canali di distribuzione diretta al settore dell’orologeria di lusso, la marca leader indiscussa non prende in considerazione tale opportunità e dichiara apertamente di non credere nell’e-commerce ed anzi, di vietare espressamente ai propri rivenditori di praticarlo per il proprio Marchio.
Per contro il Gruppo Richemont (presente tra le prime dieci con i marchi Cartier, IWC e Jaeger LeCoultre) ha puntato decisamente verso l’e-commerce, andando a mutare totalmente atteggiamento nei confronti dei propri stessi partner commerciali, con una politica di chiusure consistenti, nella logica di indirizzare quanto più prodotto possibile sulle proprie boutiques on-line; due approcci diametralmente opposti, vedremo chi avrà ragione.
La mia opinione è che di certo le vendite on line cresceranno, ma ciò non giustifica la scomparsa di marchi quali Cartier ed IWC da tante vetrine su moltissime città dove queste marche hanno sempre effettuato ottime vendite, conquistando la fetta di mercato che oggi hanno. Da un lato l’intenzione di ridurre al massimo la dispersione di orologi verso una distribuzione parallela a quella ufficiale verso i mercati dell’estremo oriente e dall’altro la brama di guadagnare tutto per se, fa si che chi oggi guida il Gruppo spinga fortemente sull’e-commerce diretto e questa politica così radicale, a mio avviso, farà del male ai brands che hanno pur sempre bisogno del supporto dell’expertise dei rivenditori.
Illuminante a tal proposito la politica di Swatch Group, presente nella top ten con Omega, Longines e Tissot, per un totale di fatturato di ben 4,56 miliardi di Franchi Svizzeri, quindi non lontanissimo da Rolex. La loro scelta sembra quella di “traghettare” il mercato in maniera graduale e senza forzare la mano con chiusure brutali di punti vendita sul territorio, la limitazione del suddetto “mercato parallelo” avviene attraverso il contingentamento delle quantità di orologi verso i concessionari, senza però stravolgere la rete di distribuzione faticosamente costruita nei decenni.
Per il futuro prevedo una conferma di Rolex e mi aspetto una significativa crescita di Omega, che sta continuando a migliorare la qualità dei suoi orologi e ad offrire ad i clienti un servizio sempre migliore, vedi l’estensione della garanzia da due anni a ben cinque anni, tra le marche della top ten è sicuramente quella che dimostra di concentrarsi di più sulla qualità dei prodotti ed a rafforzare la filiera Casa Madre-rivenditore-cliente e secondo me, pur nell’era digitale, rimangono questi gli argomenti che possono premiare un Brand.